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aridità di pieghe, figure che pajono di legno, certo che la Madonna dello Schiavoni non è fornita di queste doti.

Ma se per arte cristiana s’intende castità di pensiero e di forme, pietà e dolcezza di sentimento e d’espressione; e nelle immagini dell’Ancella del Signore, purità di vergine e affetto di madre, devozione di creatura innanzi al Creatore, mestizia che viene da un futuro che sventuratamente si prevede, fede e certezza di Colui che deve portare il peso delli peccati umani, francherà il pensiero, santificherà gli affetti degli uomini; se ciò tutto s’intende, allora non sarà per certo chi sia schivo di piegare il ginocchio, e orare innanzi a questa effigie della Madre del Signore.

Chi raccolse queste gemme dell’Arte Italiana a’ dì nostri, volle accrescerla con un’opera di Natale Schiavoni.

Tutti lo salutano come il pittore della gentilezza e della letizia. Qui si volle mostrare che egli è anche pittore robusto di storia quando lo voglia. Per questo fu scelto il quadro che rappresenta un episodio della strage degli innocenti. È suggetto storico; suggetto che desta nell’animo affetti diversi e potenti: la reverenza per l’amore di una madre che non paventa e non s’arretra innanzi al pericolo che minaccia la sua creatura, e v’oppone tutte le sue forze; la pietà pel poveretto bimbo, vittima innocente per cui suonò dolente una voce in Roma, e s’udirono molti pianti e ululati molti.

Era Rachele che piangeva i suoi figli e non volle consolarsi perché non sono più. E desta disprezzo pel manigoldo presente che senza ira compie l’altrui delitto, perché l’interesse e l’abituatezze di servitù gli hanno attutato nell’animo ogni senso generoso. E desta ira quel tiranno che non si vede, ma