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Nella pubblica mostra che si fece nell’Accademia di Belle Arti di Venezia in questo anno 1844, Natale Schiavoni mostrò il suo valore nelle parti diverse che formano l’arte. La bellezza naturale, era in tutta la sua pompa nella donna, che nel volto accennava giovinezza matura, adulta estate, la quale ha in mano un fiore.
Bellezza più grave si mostrava nella Sibilla, bellezza congiunta a solenne ispirazione di chi profeta il futuro.
Gran maestria nell’impasto delle carni si lodava nell’Adamo ed Eva, e gentilezza di espressione e vaghezza del colorare.
Ma il questo qua del Cimarosa si conobbe ancor più in un altro quadro. Rappresenta una cara, e vispa, e amorosa e gentile fanciulletta in sullo sbocciare della vita, che scherza tra i fiori, fiore più bello di tutti. Quadro così armonico che mette tale una soavità nell’animo, da disgradarne quella che desta l’inno dell’ussignuolo, quando saluta l’alba in primavera; quadro che ottenne il più bello dei suffragi, quello che viene dall’intimo animo. Le donne s’affoltavano ad ammirarlo, e nel volto e negli atti loro traspariva commossa quella fibra del cuore di donna che è la più delicata e potente, la più solenne e più santa, l’amore materno. «Oh benedetta!» udii sclamare le donne del popolo. Ed una gentile signora che aveva perduto una sua figliuoletta, caro angioletto; io la vidi piangere dirottamente, in vedendo questa dallo Schiavoni così dipinta da parere persona viva.
Il Serenissimo Arciduca Vicerè di questo Regno allogava allo Schiavoni l’ancona che rappresenta nostra Donna che in beata estasi contempla il Divino Lattante.
Se per arte Cristiana s’intende secchezza di contorni,