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nel Bruix che a lui ne veniva accompagnato dal Contro-Ammiraglio Magon e dal Savary.

«Signor Ammiraglio,» proruppe con voce scompo-sta, «perché non avete questa mane eseguiti gli ordini miei?»

«Sire,» rispose riverente il Bruix, «perché ne sovra-sta una terribile fortuna, e Vostra Maestà può da sé stessa avvedersene. Io pensai che l’intenzione del mio Sovrano non fosse quella di cimentar senza frutto la preziosa sua vita e quella dei prodi che lo circondano.»

E l’aria soffocata e pesante, il sordo e lontano mormorare del tuono senza fiato di vento avveravano il presagio dell’Ammiraglio.

«Signore!» ripigliò Napoleone, «io v’ho dato un comando, perché non lo avete eseguito?»

«Io non volli pentirmi in tutta la vita, d’aver causata la morte de’ marinaj e dei bravi soldati di Vostra Mae-stà.»

«Le conseguenze di quanto io dispongo s’aspettano a me solo. Non aggiungo che un detto: Obbedite! Ve lo impongo per l’ultima volta.»

«Sire, non obbedirò.»

«Come?» balbettarono le labbra dell’Imperadore tremanti di rabbia, «voi siete... un temerario!»

Così dicendo, collo scudiscio che tuttavia teneva fra mano, si muove minaccioso verso l’Ammiraglio. Que-sti retrocede d’un passo, e messa la mano sull’elsa, impallidito risponde:

«Spero che Vostra Maestà non vorrà disonorarmi, né disonorare sé stessa.»

Quantunque il Bruix fosse gracile e picciolo della persona, pure nell’atto che fece e nel profferire queste