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che nessuno gieli turbi. Si ingannò, che due cani più astuti degli uomini, accortisi ch’ella inzuppava nel vino un bel pezzo di pane, le tenner dietro; ed uno a cui in altri tempi la nostra vecchia avea elargito forse qualche bocconcello, s’è creduto in diritto proprio d’assestare il suo grugno sulle ginocchia di lei, mentre l’altro, un bel cane inglese, straniero a quella liberalità, si contenta di starla ad osservare un po’ da lontano, non senza però destare gravi sospetti nel primo che lo sogguarda con occhio ringhioso. — Poche volte mi avvenne di vedere nei dipinti del Bosa figura più vera e più viva di questa vecchia accattona. Egli seppe indovinare con rara accortezza il movimento raccolto di chi vuol porre in sicuro qualche cosa di caro; e nella faccia igrognata effigiò stupendamente quel dispetto stizzoso di chi teme vedersi tolto un piacere cui da lungo tempo ago-gnava. Ma non qui solo è da cercarsi la verità e la vita del quadro che abbiamo sott’occhio. Questi tanto raccomandati ma sì rari pregi dell’artista, che spiccano sempre nei dipinti del Bosa, compariscono in questo ancora meglio che in altri suoi. Per tutto v’è quello spontaneo, quel naturale che attesta la ingegnosa ed incessante osservazione del vero. Son veri quei movimenti, vere quelle teste; sicchè diresti che sulle piazze, sui crocicchii, nelle callaje, t’abbattesti mille volte in quei volti, sentisti accapigliarsi per non so che frottola quelle donnette; quei pescivendoli ti straziaron l’orecchio col lor ritornello, la varda co’ vive, a diese al grosso le sardele.

Ed arrestandoci poi sui soli pregi tecnici, anche in questo come in tutti gli altri dipinti dell’egregio artista brilla per molta armonia il chiaroscuro, le ombre mostrano