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lottante fra un positivo che uccide lo spirito, ed uno spiritualismo che annoja la vita e schiaccia il buon senso.


Subito fuor della porta siede dinanzi a scassinata tavola una ben tarchiata e rotonda copia d’amanti. L’uomo pare intento a persuadere la sua compagna affìnchè essa gusti di quel liquore: egli non è di coloro che sospirano e languono mesi ed anni per guadagnare le grazie d’una bella: è filosofo, sa che la vita è breve, e che guai a chi perde tempo nel goderne le gioje.


All’altra parte della tela, e proprio sulla sponda d’un Rivo il banditore con una boccia in mano invita a gran voce il vicinato, perchè corra ad assaggiare di quel prezioso vino.


Ma la sua è missione ben più seria che quella di gridare contro la tratta dei negri; egli cederà alla fatica, la sua voce s’affiocchirà; quindi è che gli sta vicino un garzoncello di forse quattordici anni per far le sue veci, quando egli avrà bisogno di riprender fiato. Già il portentoso invito ha prodotto l’effetto che si bramava, e nel lontano vedonsi uomini e donne affacciarsi alle finestre e alle porte, e disporsi a visitare l’ospitale bettola. — Ma è nel centro del quadro che bisogna fermarsi per ammirar l’ingegno del Bosa a cogliere con verità i tipi e le abitudini del popolo veneziano. Colà è un gruppo di veri amatori, i quali, al paro dell’accademia del Cimento, provando e riprovando, si dispongono a dare un profondo giudizio sul vino che fu loro dispensato.


A destra un vecchio pescatore, coperto del suo pittoresco capotto, tiene un bicchiere in mano che par voler porgere ad una donniciuola che gli sta vicino; una di