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officine, io confido che saranno meglio rispettate quelle tele le quali mirano a dipingere le allegrezze e i dolori del popolo minuto; nè più le sentirò rabbassate col nome di minor pittura. — Se v’ha mezzo con cui l’arte possa giovare alla società, adesso che la società non ha più come un tempo bisogno dell’arte, egli è quello di rappresentare le azioni contemporanee che agitano tutti gli spiriti, tengono occupate tutte le menti. Io credo che gli uomini si fermerebbero di più dinanzi ad un quadro o ne partirebbero più commossi se, invece di porgerci Coriolano o Francesca da Rimini, esso figurasse con terribile evidenza le sofferenze del prigioniero recluso solo in una cella come nelle prigioni di Filadelfìa, ovvero mostrasse le miserie ed i necessarii delitti di chi uscito appena di carcere, è maledetto, rejetto, perseguitato da quella società stessa di cui la legge lo credette ancor degno. Pittura di genere, sì, finchè volete, sarà codesta, o estetici, che lodaste per anni e secoli le Aurore e le Veneri dell’Albani e dei Carracci! pittura di genere, ma di quel genere che fa battere più presto il cuore e pensare seriamente alle sciagure de’nostri fratelli. Ditemi, o lodatori, delle Veneri e delle Aurore, perchè la Francia e la Germania abbiano mandato un pianto di sì viva commozione, guardando alle due tele famose di Scheffer e di Kaulbach, le donne Suliotte che si precipitano dall’alto degli scogli, e la Casa de’Pazzi? Oh! non per altro, se non perchè ambidue mostrarono piaghe che laceravano la società presente e svelavano colpe contemporanee.


Nè con questo intendo che s’abbia da abbandonare o da spregiare la pittura religiosa, o quella che presenta i grandi fatti de’trascorsi secoli. Mi guardi il cielo da