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distorti ora ritti che vagamente s’intrecciano, o superbamente s’innalzano; quelle frappe, la cui varietà traspare anche di sotto al loro manto di neve, quella via bianca bianca, che s’interna nel bosco, quei cadaveri di piante che lo ingombrano dal lato destro, quel cielo finalmente, tra fosco e chiaro, come nei tempi di grande nevazìo, che di pallido lume rischiara il campo del quadro, formano un tutto sì bello e sì vero, che più oltre desiderar non saprebbe né l’arte né la natura. Quella neve è veramente neve, tanto che accostandovi alla tela vi par di quasi sentire il riprezzo del freddo. Se non che col troppo ripetere questi soggetti, si corre facilmente pericolo di dar nel monotono e di copiare e ricopiare sé stesso. Vegga il valente artista, a cui rivolgiamo queste parole, se il nostro avviso può fare per lui.
Luigi Toccagni