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da tentare l’immaginazione più schiva a far prova di sé nella molteplicità degli oggetti; ma l’artista perito ci diede il molto nel poco, preferendo alla copia l’ottima scelta.
Similmente non credette necessario, per movere a pietà, di metterci dinnanzi sangue e ferite, come sogliono gl’inesperti o i traviati, scambiando per compassione il ribrezzo, ma gli bastò un cenno; e tal attitudine diede all’eroe, che secondando la storia, non turbasse soverchio il riposo dell’anima, necessario a sentire debitamente gli effetti delle artistiche imitazioni.
Lodare nel Lipparini le vesti, l’armi, e tutto quel vario corredo della rappresentazione, che diciamo cui, parola consueta accessori, sarebbe spendere inutilmente parole; quando san tutti uscire dal pennello di lui siffatte cose, non finte o imitate, ma quali sono per l’appunto, co’ loro più vivi e sensibili effetti di luce e d’ombra, d’asperità e di liscezza, di nitore e d’opacità, e ugualmente colpire per verità somma il e il polito, il compatto e il piumoso, il fuso e il commesso, lini e velluti oro ed acciai cuoi e pellicce, avori e madreperle, tutto in fine che l’arte o l’industria abbian saputo produrre.
Non vo’, della imitazione del vero parlando, trasandare il ritratto di Marco, sinora, come dissi, datoci menzognero, e tale nel quadro del Lipparini da non aversi a desiderar più fedele. Le parole della vedova stessa dell’eroe, a ciò consultata, guidarono il diligente pennello. Da essa seppe l’artista, e da lui sapran tutti, aver Marco Bozzari avuto statura mezzana e membra bene complessionate, carnagione traente all’ulivigno, ovale la faccia, ampia e prominente la fronte neri e grandi gli occhi, il naso aquilino, color