Le ancelle con la prole ei pone innante,
E presso a lui cinta da’figli è Lia;
E, con Giuseppe al suo fianco tremante,
Rachele bella l’ultima seguía.
Giacobbe a lor precede, e con sembiante
Mesto il fratello a riscontrar s’avvia:
S’inclina sette volte infino a terra;
Ma Esaù lo solleva e al cor lo serra.
Lo serra al cor con lungo abbracciamento.
E lo ribacia: e piansero amendue.
Svanía tutto il passato in quel momento;
E fise a riguardarli eran le due
Spose sorelle, in tacito contento,
Iddio laudando e le grandezze sue.
E l’occhio d’Esaù su lor discese: —
E chi son elle? al fratel suo richiese. —
Son le donne e i fanciulli che concesso
Ha il Signore al tuo servo, egli rispose.
Vennero allora, e quando fur d’appresso,
S’inginocchiaro i figli e le due spose.
Tutte, alla vista del fraterno amplesso,
Si chinavan le turbe ossequïose: —
E che far vuoi, quindi Esaù seguia,
Di quelle genti che scontrai per via? —
Giacobbe allora: — Incontro a te veniéno,
Per trovar grazia presso al Signor mio. —
Conserva il tuo, disse Esaù; chè pieno
È il mio volere e nulla più chied’io. —
Ma il fratello: — L’offerta accogli almeno,
Non mostrarti al mio prego sì restío:
Chè la tua fronte amica io rivedea,
E del Signor la faccia a me parea. |