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Uscendo poi da tal patrio soggetto, diremo che il lavoro del Bisi che giovò mirabilmente ad elevarlo a considerevole grado di estimazione, fu altresì il quadro rappresentante il Coro della chiesa di Brou a Bourg en Bresse, nel quale si ammira il grandioso monumento di Filiberto il Bello Duca di Savoja, e di Margherita d’Austria, monumento per cui va sì rinomato quel tempio, essendo l’una delle più vantate opere di scultura del principio del secolo decimosesto, a cui sudarono più anni intorno, i famosi maestri, Giulio Vambelli, Onofrio Campitoglio e lo svizzero Corrado Megt. Il Bisi riprodusse con vero miracolo d’arte il liscio eburneo del marmo di che tutto componesi il sepolcrale edificio, alle cui statue, a cui ornati, condotti di sorprendente maniera,
fe’ girare l’aria intorno, così che tu giudichi, mirando il quadro, non potere veder meglio chi vede il vero; e ciò appunto sclamava ciascuno contemplando quel dipinto nelle ricche sale della nobile casa Litta, che lo possiede, quando non ha guari, facevansi liberamente aperte agli ammiratori.
Non chiuderemo questi cenni intorno al Luigi Bisi nostro, senza notare altresì ch’egli spetta ad una di quelle privilegiate famiglie, che s’hanno il vanto singolarissimo d’essere tutte una propagine di artisti. E infatti Tomaso Bisi, che da Genova, d’onde deriva la sua casata, prese dimora in questa città, fu frescante di buon nome. Egli poi s’ebbe a figliuoli, Giuseppe e Michele; il primo professore, paesista di grido, il secondo valente incisore, quegli al cui bulino sono dovute, tra l’altre ben note stampe,