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nubi, dall’aspetto de’fioriti campi, o dal soleggiare vigoroso per le vie e le piazze angolari. Egli ama raccogliersi sotto le imponenti vôlte delle vaste cattedrali, pei cori silenziosi, per le lunghe navate, in faccia ai muti monumenti. Quivi egli penetra il mistero delle spaziose oscurità, fatte più solenni e imponenti dalla luce, o adombrata dai mille colori delle arcuate finestre, o scendente con obbliquo raggio listando il vano. Poi piena l’anima del religioso sentimento, innalza sulla tela, col magistero delle tinte, il grande edifizio, erge le colonne in fuga, gira la volta, sprofonda l’abside oscura, illumina i profili, fa posar sulle basi le statue ed i sarcofagi, ti crea innanzi insomma l’opera dei secoli nella sua maestà veneranda.
Ed è gran ventura per lui lo abitare questa città nostra ove sorge, originale maraviglioso, e modello ad esso inesauribile, il Duomo, di cui egli ha scrutati coll’occhio tutti i penetrali, visitati tutti gli angoli secreti, tutti i vani sonori delle sommità profonde, seguìto l’andamento di tutte le cornici, conosciuto il vaneggiare di tutte le nicchie, contemplato il pregare, il meditare, il patire di tutti i santi, di tutti i martiri che popolano la gotica cattedrale. Per ciò fu dato di sua mano ammirare riprodotti tanti aspetti di quel gigantesco monumento; e fra tutti rammenteremo quello, in più ampie dimensioni da esso eseguito nell’anno 1840; che fu acquisto di S. M.
l’Imperatore e Re FERDINANDO I, il quale lo volle ad arricchire la sontuosa galleria del palazzo di Belvedere in Vienna1.
- ↑ Fu pure di Luigi Bisi l’originale che, tolto col daguerrotipo e riprodotto all’acqua tinta, fornì la stampa dell’interno del Duomo, la quale orna i volumi di Milano e il suo territorio, presentati dal Municipio agli Scienziati italiani dei sesto congresso. Il quadro veniva da lui dipinto per commissione di S. A. il Duca di Leuchtenberg.