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oli II Nel gran saluto che t’innalza il mondo Dal gel riscosso del notturno obblio, O Sole, o cara luce, io pur confondo Il bacio mio.

Dicon che il forte tuo sguardo di foco Tutto cerchi il creato, e che sicuro Dalla pupilla tua non v’abbia loco Quantunque oscuro.

Io non so ben, se tu penétri e scenda Fin dentro all’uomo in tuo poter gentile, Ben mi par, che quest’alma un raggio attenda Al tuo simìle.

Pur or confuse in tenebrìa profonda Giacean le cose: ed ecco il tuo splendore Piove dall’alto, e prendon l’erba e l’onda Forma e colore.

Così ciechi, indistinti a me nel seno Vagan sensi e sospiri in lotta eterna Come aspettando il pio raggio sereno Che li discerna.

Squallida e trista era natura; ascose Le sue bellezze e la virtù sopita; Ma tu sorgesti ed esultar le cose Calde di vita.

Io pur son mesta; io pur d’arcano pianto Bagno sovente involontaria il petto Finché non giunga a ricrearmi il santo Lume che aspetto.