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antico, allor che solo La suprema aspettando ora del fato Coprìa col lembo del suo bianco manto L’ignuda fronte di pensar già stanca; A te fûr questi sacri e novi sempre Di Natura miracoli, un sublime Insegnamento. Il lume delle stelle Nell’alta notte a meditar sorgesti; Ed il tuo sguardo ad inspirarsi apprese Alla luce purissima del cielo, Unico vel che l’Immortale asconde Agli occhi del mortale. Tu vedesti I color mille onde s’alterna e muta Dell’oceano la severa faccia; Le splendide correnti e gl’infocati Meandri in cui si specchia il sol dall’alto; E quell’eterno armonïoso raggio Che le cose penétra, e pare un inno Dell’universo. E quanti in core han senso Di bellezza e d’amor venían commossi Da un dolce rapimento alle tue tele; E stavano per lunghe ore mirando Intenti e fisi, al par di me, le vaste Solitarie campagne, e le irraggiate Eteree lontananze, e gli orizzonti Incoronati dalle nubi d’oro; E il nembo che s’aggruppa, e il mar che freme Sulla spiaggia deserta; e la silente Maestà della libera foresta, E del novembre l’ispide pruìne, E l’ampio manto della tarda neve; Ovver l’erma cappella in sul dechino