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Speser la vita a vagheggiarti, liete D’un raggio solo della tua sembianza.

Te placida e serena amò il tranquillo Sguardo di Vouvermano e di Teniéro; Te grande e maestosa il genio Franco, E splendida te vide il Lorenese; Ma nell’orror delle tempeste, in mezzo All’irte rupi, agli antri, alle scroscianti Acque montane, in tua beltà tremenda L’anima si piacea di Salvatore.

Or di più cara verità la fonte Bellissima tu apristi all’alma eletta D’un altro figlio dell’Italia mia.

Spirto gentil, chi ti scoverse il santo Magistero dell’arte? onde traesti il segreto che all’anime rivela Questo divino de’ color linguaggio Che in umane parole eco non trova?

A te la bella aurora, annunziatrice Della serena maestà di Dio Creator della vita; a te l’immenso Padiglione de’ cieli in sul meriggio, Quando la luce più diffusa e viva Infonde uno splendor di paradiso In ogni fibra del creato e l’iri Piovendo sulle cose le celesti Gemme di sua settemplice corona Semina gli ampj suoi tesori in terra; A te l’addio del moribondo sole, Che a sè ritira le cosparse nubi, E al divin capo se ne fa velame, Siccome il sofo