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Lo spettacolo della distruzione comincia: Nabucco sorge feroce sui gradini del tempio in atto di fulminare il tremendo decreto, e l’inesorabil soldato alza già il brando sull’imbelle turba che mal colle preghiere ed il pianto si difende. Il terror della strage imminente si legge in tutti i volti, variamente significato, e l’animo a tanta pietà ti si strigne.
Se non che l’opera del fedele bulino che ritrasse sì al vivo la tela, rende vana l’opera più marchevole della penna, ed io non andrò più lungi nella descrizione del quadro. Il lettore n’ha sotto gli occhi l’immagine, e per quanto il consenta la ristrettezza delle proporzioni ammirerà la bellezza della espressione nelle figure e ne’ gruppi, la copia e varietà de’ modi, onde il pittore seppe dar vita al medesimo sentimento. Qui ha abbondanza, splendore d’immaginazione, bellezza di disegno e di tipi.
Ma ciò che, per quanto fosse potente, mal saprebbe rappresentare il bulino, è la magia del colorito, quell’arte squisita, che toglie alla natura i colori, che infonde nelle carni la vita, e fa quasi inganno alla mente. Nel Giacomelli rivivono le più splendide tradizioni della veneta scuola e l’opera è degna veramente del più maestro pennello.
Tommaso Locatelli