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mostrano loro come niun bene pareggi quella pace che vien da virtù. Non altro vedi in questo dipinto che un marinajo adagiato vicino alla spiaggia del mare, il quale affisa alternativamente con occhio contento ora alla stia bella compagna seduta sopra un vivajo di pesce, ora al suo figliuolo che sdrajato in terra stuzzica in mille modi un cagnolino, vittima de’ suoi puerili trastulli, e che pur nonostante non sa staccarsene mai. La tranquillità che è nell’aria e nell’acqua, l’ilare solitudine di quella spiaggia si catenano mirabilmente alla pace improntata su quei volti amorosi; pensata accortezza dell’artista che sa quanto più dolce si faccia la calma dell’animo, se il cielo sorride sereno, o ne circondi amenità di campane, o il fiotto del mare ci batta pacifico al piede. Oh, guai al pittore che non cura o sprezza queste armonie del campo col sentimento dominatore del suo quadro! Quegli che dipinge uno svolazzo, o mille sconvolte pieghe in un Cristo orante, o rabbuja il cielo d’un tempestoso temporale quando figura una madre che cullandolo sorride al suo bambino, oh, quegli non intenderà mai la sacra parola dell’arte.
Possa d’or innanzi il bravo Bosa riprodurci più spesso temi simili al presente; ed avrà fatto allora meglio che de’ quadri belli, avrà fatto de’ quadri utili, de’ quadri che potranno dare vantaggiose lezioni al cuore. Né certo all’ingegno suo vigoroso falliranno i soggetti, specialmente se continuerà a cercarli nella vita interiore del popolo, in cui il sentimento non è velato né da cortesi ipocrisie, né da or vuote, or menzognere promesse.
Ci dipinga le allegrezze d’una povera famiglia che vede d’improvviso arrivare inaspettato soccorso da incognita mano: ci dipinga il fanciulletto che reduce dalle