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cui tutti, o per riverenza, o per tema, facevano ossequio; poteva molto più che non facesse, e pur molto faceva benché nulla di fuori apparisse. Ond’è che, tutti lo circondavano con ossequiosa premura, mendicavano una sua occhiata di protezione, una sola sua parola benigna o indifferente.
Era uno di coloro che sembrano aver pigliato in ira i tempi che corrono.
Si ricordava di quel giorno, povera creatura! di quel giorno ch’essa credette il primo, e che invece fu l’ultimo della sua felicità! Ciascun’ora, ciascun minuto di quel dì le tornava nell’animo, ed ogni più lieve circostanza di quello erale una nuova ferita, un nuovo dolore. Fu la prima volta che essa comparve nella società, in quello che chiamano il gran mondo: suo padre aveva bisogno di presentarla ne’ circoli, poiché dispettoso di non avere un figlio che perpetuasse il lustro d’un antichissimo nome, voleva almeno che l’unica crede della sua ricchezza facesse un illustre matrimonio secondo l’alte sue mire.
La sua bellezza, la soave gioventù, il gran nome, e più di tutto la pingue sua dote, la cui sonora cifra colla rapidità dell’elettrico era passata da un orecchio all’altro, al primo suo apparire nella nobile conversazione, le chiamarono d’attorno uno sciame di vagheggini d’ogni età, d’ogni stampo. Uno solo, fra que’ tanti, un giovane
contegnoso e modestamente vestito s’era tenuto in un canto della splendida sala, ed aveva osato appena dirizzare lo sguardo alla nuova stella che faceva la sua bellissima apparizione in quella sera: egli era povero, aveva un nome sconosciuto, e per solo favore del caso si trovava in mezzo a quelle illustri importanze del giorno, la cui boriosa pretensione gli