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Sei tu dell’acque un Genio
Che il lucido cristallo
De’ tuoi marini talami
Vermigli di corallo,
Or lasci, e in tue carole
Sorgi alla spiaggia, e ti rabbelli al sole?
O sei tu forse un naufrago
Smarrito fanciulletto
Che il tempestar del pelago
Tolse al materno petto,
E che leggiera un’onda
Risospinse pietosa in su la sponda?
Qual che tu sii, l’Artefice
In sua leggiadra idea
Entro quel nicchio, o pargolo,
Bello così ti fea,
Chè tua beltà somiglia
Alla perla natía della conchiglia.
Agostino Cagnoli