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non la fantasia, il cuore, l’anima creatrice, chi oserebbe contraddirmi? Basta aver due occhi in fronte, e l’anima educata al sentimento del bello per riconoscere i pregi del nostro artista. Io non so se vi abbia pittore che meglio di lui conosca i più cari e preziosi segreti della luce, tanto che si potrebbe dire il pittor della luce per eccellenza. Sia questa immensa e sfavillante come in pien meriggio, sia pacata e languida come nell’ultimo crepuscolo della sera, o sorridente e gaja come in sul primo albeggiare del mattino, non ha mistero che a lui tenga nascosto. Come bella nelle sue tele pel rotto del fogliame delle piante trapela, come tremolante scherza ripetuta nello specchio delle acque, come si rifrange aerea, vaporosa fra le nubi, che la raccolgono nel loro seno trasparente! E in questa tela quanto non è simpatica quella luce velata, dinanzi alla quale la natura si mostra tra mesta e lieta come donna che mescoli col sorriso le lagrime! Potrebbe l’occhio correre più libero tra quegli oggetti? Potrebbero questi più netti distaccarsi dal fondo del quadro! Quel cielo, quell’aria, quelle acque, quelle piante, quelle casuccie, potrebbero ritrarre più al vero la natura, fare più dolce inganno agli occhi? Ci parve soprattutto mirabile quanto alla magia dei colori quel raggio di sole che si riflette nelle acque, così adombrato qual è dalla nebbia, e quella neve che si va sciogliendo; bellissimo concepimento per farci intendere che siamo nel cuore del verno ma di un verno né orrido né pauroso. Questo quadro del Canella è un vero idillio in pittura, ma un idillio semplice e grave ad un tempo che per mezzo degli occhi parla soavemente al cuore e li fa pensare soavemente.

Antonio Zoncada