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vicende, la torre, di Babele, la confusione delle lingue, la prima maledizione di un padre scagliata sul capo di un figlio, la vocazione di Abramo, l’abbandono di Agar, e Isacco il primo dei circoncisi da mano mortale, e le meravigliose avventure di Giuseppe, co’ suoi sogni, colle sue divinazioni, co’ suoi oracoli, colle sue umiliazioni, e la sua gloria; poi la lunga schiavitù del popolo circonciso in Egitto, e la chiamata di Mosè, e la colonna di fuoco che accompagna il popolo errante nel deserto, e le acque che si aprono tocche dalla verga del Profeta, e di mezzo a quelle antiche memorie, come a dinotarne la connessione, la Fratellanza, Cristo, la Vergine, gli Evangelisti, gli Apostoli, e una serie di Santi d’ogni sesso, d’ogni stato, d’ogni condizione, d’ogni età. Chi guardi tutte quelle figure col severo giudizio dell’arte profana trova certamente molte cose da riprendere; chi non vede che le parti senza abbracciare il tutto, offeso dalle anomalie particolari, non può comprendere la bellezza simbolica del lavoro. Ma chi lo toglie a considerare complessivamente è forza che si senta rapito a meraviglia, e gli paja quasi vedersi schierar dinanzi le generazioni che prepararono l’età presente, e ammiri la grandezza di un concetto che non ha per autore un uomo, ma un popolo intero 1 .

  1. Le fondamenta dell’attuale chiesa di S. Marco furono gettate sotto il Doge Pietro Orseolo, l’anno di nostra salute 977, e fu l’edifizio condotto a termine in capo a 96 anni, cioè nel 1071, come appare dai due versi scolpiti in una cornice di pietra viva nel vestibolo di questa chiesa che dicono:
    Anno milleno transacto, bisque trigeno:
    De super undecimo fui facta primo.

    Non ci pervenne il nome dell’architetto che pel primo l’ideò. Se noi però facciam mente come s’impiegasse quasi un secolo a