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facciata è come un’enciclopedia architettonica, un vero libro universale che raffigura un’intera età, un popolo, una delle fasi principali della società moderna. Quivi i fasti del mondo civile stanno a fianco ai fasti della religione; da una parte è Cristo che spezza le catene dell’antica schiavitù, dall’altra è un Doge che fece grande la repubblica e ne rese formidabile il nome; qui sono le immagini di quelle virtù per cui l’uomo sulle ali dell’amore e della speranza sorge a vagheggiar un avvenire infinito, là sono le arti più necessarie alla vita umana; i preludi del cielo dall’una parte, le misere realtà della vita dall’altra. Chi potrebbe tener dietro a quella complicata serie di fregi, di ornati, di bassirilievi di statue, grandi e piccole che rappresentano uomini, donne, vescovi, arcivescovi, papi, una generazione di santi d’ogni paese e d’ogni condizione, enti immaginarj ed enti reali? Entriamo nell’atrio; qui scorgi un’intiera storia, storia del cielo e della terra, dell’antica Era e della nuova, del tempo delle promesse, dei simboli, e delle figure, e dei tempi nei quali le promesse si avverano, e le figure scompajono nella realtà. Qual poema, quale immenso dramma ti si svolge sotto gli occhi! Ecco Dio che trae dal nulla il mondo e lo popola di tanti esseri con un cenno della sua onnipotenza; Dio che crea Adamo in anima vivente, e quindi quella magnifica e semplice epopeja del mondo ancor vergine; l’uomo signore del creato, l’uomo felice nell’innocenza, e la colpa che

s’insinua nel mondo coll’orgoglio, e in un solo tutta percossa la innumerabile famiglia degli uomini, e la morte che sacrifica in un giusto la prima sua vittima; quindi la vita dei Patriarchi e la semplice grandezza delle misteriose loro