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rona al proprio fratello, Lodovico I Duca di Savoia. A tale scopo, e molto anche per avere un essere da amare con affetto materno, essa sollecitava Lodovico ad inviarle a Milano il figliuolino Amedeo, dicendogli e ripetendogli che il Duca avrebbe avuto gran piacere di averlo. Ma Lodovico, principe impolitico, marito debolissimo, e padre trascurato e imprevidente, sempre irresoluto nei suoi atti, sempre schiavo della moglie, la bellissima, astutissima e perfida Anna di Cipro, non seppe comprendere la sorella, né profittare di quelle buone disposizioni, nè capire il succo dei consigli di un di lei incaricato, che trovavasi alla sua Corte, e gli faceva presentire che anche i Milanesi si sarebbero per tal guisa affezionati al fanciullo; egli resistè, e non per amor paterno, alle istanze della sorella, e non le mandò il nipotino.

Poco tempo dopo il cattivo esito di queste pratiche, il Duca Filippo morì (13 Agosto 1447), ed i Milanesi, assaliti da avidi pretendenti che si disputavano quell’eredità, tentarono costituirsi in Repubblica e di conservare la loro indipendenza. Ma siccome le loro forze non corrispondevano ai generosi sentimenti. Maria, che dopo la morte del marito abitava ancora, rispettatissima, in Milano, in un’ala del Palazzo Ducale, di cui tutto il resto era adesso occupato dalla Signoria, riuscì a persuaderli di sollecitare l’appoggio del Duca di Savoia.

E le armi del Duca furono alzate per dodici giorni sulle porte della città, ma nulla potè fare uscire Lodovico dalla sua apatia. Se lo scettro di Savoia fosse