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della giovine sposa, la cui magnificenza richiese più di nove mesi di lavoro, e 300,000 lire di spese, e che fu celebre nella sua epoca.

Qui le lettrici mi sapranno grado, io credo, se presenterò loro il ritratto dello sposo, quale ce l’offre il Sismondi: «Filippo Maria, l'ultimo dei Visconti Duchi di Milano, era d’alta statura, assai magro in giovine età, grassissimo in età avanzata. Aveva deforme viso, grossi gli occhi, e lo sguardo sempre incerto. Trascurava tutto quanto poteva contribuire a rendere piacente la persona; la leggiadria del vestire e la pulitezza medesima, sembravangli odiose cose, e non ama metteva mai alla sua presenza coloro che erano elegantemente vestiti».

Maria, o ignorava questo ritratto, o la sua gioventù non le ci faceva riflettere sopra, o un’innata rassegnazione le impediva di discutere la sua sorte. Il fatto è che essa non fece nessuna obiezione mai, e si dispose serenamente alla partenza per la nuova sua patria.

L’accompagnava a Milano il fratello Lodovico Duca di Ginevra, ed erede della corona, con un seguito numeroso e brillante. Partirono da Chambéry il 19 Settembre 1428, e giunsero il 26 a Santhià. Ma per effettuare il matrimonio, Filippo volle attendere la scelta del giorno dai suoi astrologhi, e questi scelsero il 29. E la celebrazione si fece ad Abbiategrasso, nel convento dei Frati Minori; poi, ai 6 di Ottobre, la nuova Duchessa entrò in Pavia, e quindi in Milano.

Il carro e l’attacco col quale la giovine sposa entrò

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