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che la vestissero da clarissa, e che alle monache di S. Chiara fosse dato il suo ritratto, eseguito per sua commissione dal pittore Martino Lucini e pagato seimila lire delle attuali. Avea dotato il monastero fino dalla fondazione e col testamento lo arricchì. Il luogo preciso dove voleva esser sepolta in S. Chiara, lo aveva accennato all’Abbadessa e alle suore, ed ivi le fu innalzato il monumento consistente in un’urna di marmo sulla quale essa era scolpita distesa.

L’ultima cosa a cui attendeva era la fondazione di un ricovero, per patrizi decaduti senza lor colpa, ma non potè darvi compimento, e per reverenza alla sua memoria lo istituì il figlio, il quale volle che sorgesse presso il palazzo di lei.

I Pavesi piansero di cuore e con lacrime ardenti la morte della buona Duchessa, che per più di venti anni era stata loro signora e benefattrice, e che adoravano per la sua pietà e munificenza, ed intervennero in massa e desolati ai di lei funerali. Questi ebbero luogo ai primi del gennaio 1388, voluti splendidi dal figlio, a cui premeva di dimostrare pubblicamente la venerazione che le aveva.

Dopo molti e molti anni ed infiniti avvenimenti, durante la Repubblica Cisalpina la chiesa di S. Chiara fu profanata, e tutto quanto poteva avere un valore fu venduto. Ed anche l’urna della Duchessa Bianca, che sorgeva nel coro della chiesetta interna del monastero, fu comprata per pochi soldi da uno scalpellino, e nulla più se ne seppe.

Le Donne di Casa Savoia. 4