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bianca di savoia | 39 |
parte dei suoi consigli gli uomini più illustri e valenti, spiegava molto gusto per le cose artistiche, ed aveva impeti di generosità ammirabili.
Erano i tempi delle fazioni dei Guelfi, e dei Ghibellini, che tenevano in continua commozione le città italiane, ed anche Galeazzo II, e la storia è là a dichiararlo, era sempre in guerre e in conquiste. Spenta in tali frangenti la libertà di Pavia, riunita questa a Milano sotto il governo dei Visconti, la città, che era considerata allora per una delle principali d’Italia, per la bellezza delle campagne che la circondavano, sarebbe morta d’inedia, ridotta così a città di provincia, se Galeazzo, che ne era divenuto signore e Duca, non avesse avuto l’idea di andare a stabilirvisi. Quella signoria gli era venuta dall’avere egli ottenuto dall’Imperatore Carlo VI di Boemia, per sè e per i suoi successori maschi, il titolo di Vicario imperiale colà; e Bianca, lieta di questa circostanza, appoggiò caldamente la di lui decisione soprattutto per sottrarlo ai pericoli a cui poteva andare incontro a Milano, a causa del perfido suo fratello Bernabò che pur vi risiedeva.
Dalla risoluzione dei Duchi di stabilirsi a Pavia, molto bene, onore e lucro veniva ad avere la città, che altrimenti sarebbe andata in continua decadenza, sacrificata in un inutile dualismo con Milano, onde avvenne che, a ciò i cittadini riflettendo, Galeazzo potè issare senza contrasto la sua bandiera sulle mura, e soggiogarli, così, dolcemente.
Allo scopo d’insediarsi ivi con magnificenza regale,