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Fino dai primi anni della sua vita di sposa e madre, e in mezzo alle gravi e incessanti vicende che agitarono lo Stato, essa rifulse subito per atti continui di bontà e di carità; e in mezzo alle feste per tante vittorie, ed ai contrasti per tante sconfitte, in mezzo agli eccessi, non sempre onorevoli, del marito, essa non montò in orgoglio ne si smarrì, restando sempre moglie e madre esemplare.

La soavità tutta propria dell’animo suo, la traeva ad opere infinite di pietà e di giustizia, e per quello che poteva sull’animo dello sposo, concorse, validamente ed efficacemente, a mitigare le pene e le sventure altrui. Era accessibile a tutti, senza distinzione alcuna di grado, e niuno si rivolgeva a lei senza conseguire grazia e giustizia; soltanto quando le si chiedevano cose contro le leggi e i diritti dello Stato era inflessibile nel diniego. A fianco di Galeazzo, principe assoluto, che non obbediva se non alla sua fortissima volontà, ed a frenarlo nelle misure opprimenti, via via che la sua importanza e la sua potenza crescevano, non valevano suggerimenti di amici e di consiglieri; essa era l’angiolo moderatore, la cui influenza migliorava già la fiera e dispotica stirpe.

Del resto, i difetti di Galeazzo II Visconti, figli in gran parte del secolo in cui visse, vennero dalla fama assai esagerati, mentre vennero taciute molte delle virtù che lo distinsero, in mezzo ad un secolo in cui non era possibile esigerne. Egli concedeva gran favore ai letterati, dava impulso agli studi, chiamava a far