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Nell’ottobre di quell’anno, la Duchessa di Savoia ebbe il suo quinto figlio, una bambina, a cui il Papa Pio IX fu padrino, e che si chiamò Pia. Quel nome però non piaceva a Corte, ove sottovoce dicevasi che poi alla fine si sarebbe chiamata Maria. Nel dicembre il Papa stesso mandò a Maria Adelaide la rosa d’oro, il che significava una grande distinzione. A questo proposito, la marchesa Costanza d’Azeglio, nel suo libro già citato, osserva: «Vi è un piedistallo placcato in oro — Le rose racchiudono l’aroma. Esse stanno in un vaso — Il rosaio è tutto d’oro — Il regalo ha originato una funzione che non ha fatto migliorare la salute della Duchessa.» Questo regalo era venuto il 20 dicembre, giorno di S. Adelaide, nel quale celebravasi la festa di lei. Ma era impossibile che un’anima sì mite, un cuore sì buono, esposto ai contrasti del momento, non reagissero contro la salute della poverina. E non era che al principio!

Nel marzo 1848 la scissione si manifestò nella famiglia di suo padre. Egli era prettamente austriaco; i figliuoli invece, appoggiati dalla madre, volevano essere italiani; ciascuno mangiava nella propria camera, e i principi erano perennemente agli arresti. Finalmente, spinti dalle circostanze, il 18 marzo doverono tutti lasciar Milano, da cui il popolo aveva cacciato i soldati austriaci e istituitovi un governo provvisorio. Ma inseguiti, l’Arciduca e la famiglia, furono poi arrestati a Riva, provenienti da Verona, ove prima eransi rifugiati.