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Curiosa che quest’uso sia andato disperso negli anni della civiltà e del progresso!

Matilde era cara a tutti nella sua nuova patria. I Portoghesi la stimavano e la veneravano per le doti ottime di cuore, come per la inesauribile sua beneficenza sia verso i poveri, sia verso conventi e pie istituzioni. Formava la felicità del marito, la gioia dei figli, a cui per la loro tenera età essa era ancora tanto necessaria, quando l’invida morte alzò contro di lei la falce spietata e l’abbattè quando meno lo si aspettava, senza pur troppo tener conto dello sgomento e della desolazione che spargeva intorno. Essa morì poco più che trentenne, il 5 dicembre 1158, dopo dodici anni e sei mesi di matrimonio, e la sua dipartita fu lutto vivissimo nella reggia e fuori.

Essendo la Regina Matilde, Canonichessa onoraria del monastero di S. Croce di Coimbra, monastero di canonici regolari fondato dai SS. Tello e Teotonio nel 1131, particolarmente distinto con donazioni e regalie da lei e dal marito, ebbe essa ivi sepoltura. Ed il Re, l’anno successivo elesse, forse a tregua del suo dolore, di posare nella stessa tomba di lei. Ma Alfonso visse ancora ben ventisette anni, e morì ottantenne nel 1185.

La discendenza di Alfonso e di Matilde non si estinse in Portogallo che nel 1580, e fu allora che Filippo II di Spagna s’impadronì di quel regno.

Fra le opere che della Regina Matilde, o Mafalda, si narrano, l’una fu, scrive il Cibrario, «di avere essa