Pagina:Gemma Giovannini - Le donne di casa Savoia.djvu/499


maria cristina di savoia 425

quale sviluppo avrebbe preso l’operosità napoletana. S’informava delle sventure commerciali e vi riparava; ma molte famiglie soccorse a tempo, non seppero a chi dovevano la loro redenzione, se non alla morte della Regina; e ciò anche avvenne per certe povertà soccorse con pensioni mensili, perchè vennero a mancare con lei.

Zelante della morale religiosa e pubblica, vestiva modestamente, non voleva scolli indecenti, e lo impose coll’esempio alle sue dame, giungendo fino a proibire la diffusione di un suo ritratto, in cui la si era abbigliata in un modo per lei inverecondo. Cristina si rifiutava di andare al teatro quando ciò che si dava non era corretto, e le vesti delle artiste lascive; e vi avrebbe rinunziato addirittura, se non le avessero fatto comprendere che quel luogo di divertimento dava pane a molte famiglie. Ed anche se si decise a sfoggiare per se un certo lusso, fu per la stessa osservazione.

Vedemmo Cristina, principessa romita in Cagliari, Torino, Moncalieri, Nizza, Genova, più felice fra i fiori dei suoi giardini che nei circoli di Corte, più lieta di tener compagnia alla madre, che di recarsi a passeggio, e la donna e la regina non smentirono la fanciulla e la principessa. — Dicono che col suo contegno rigenerò Napoli; ma ahimè che la sua vita fu troppo breve, per compire tal vasta e faticosa impresa!

Palermo desiderava conoscere la sua Regina, e il 19 giugno 1834 essa vi giunse finalmente col marito, accolta con entusiasmo indescrivibile, per le vie ornate