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maria cristina di savoia | 423 |
dini della sua fanciullezza, e vagava all’infinito coltivando e cogliendo fiori; ma non vi era più sua madre a cui far dono dei suoi mazzolini! e le sorelle erano tanto lontane!
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Le sue virtù, come il profumo di soave fiore, si diffusero ben presto anche fuori della Reggia, e la sua inesauribile carità sopratutto, rivelandola, le guadagnò tutti i cuori. Le popolane stimavano buona ventura l’incontrarla, ed ogni fanciulla che nascesse sia nella classe elevata, sia nel ceto più basso, veniva chiamata in suo onore Cristina, e dicevasi ai genitori per augurio: «Possa addivenire buona e santa cume la nostra Reginella.»
Tra i suoi molti atti di dolce virtù citiamo questo: Osservò un giorno che il palafreniere, il quale precedeva la sua carrozza, rimuoveva il popolo, che le si affollava intorno, col frustino. Essa fece immantinente fermare i cavalli, e disse che da quell’istante nessuno più adoperasse un tal mezzo per far largo, e volle che nelle popolose vie della città la sua carrozza procedesse sempre al passo.
Nel giorno onomastico e nel compleanno del Re, Cristina aveva preso il costume di offrirgli un lavoro delle sue mani, coll’augurio di ogni bene; e quindi modestamente aggiungeva, non per vanagloria, ma perchè si credeva obbligata a non far nulla di nascosto:
— Ma ho fatto qualche altra cosa per voi; ho fatto distribuire ai poveri quattromila ducati, perchè preghino per la vostra felicità.