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maria teresa di toscana 409

veva l’impressione che la morte passasse in quel momento su di lui. L’ultima sua parola alla moglie fu desolante. — Oramai la Regina non usciva dalla oscurità in cui si era avvolta, se non quando eravi da soffrire più del consueto; in quella notte ne usciva, essa, la figlia di quel Ferdinando che, dall’esilio nel 1803, scriveva al marchese Roberto Capponi a Firenze: «Finchè avrò vita sarò italiano,» con un si crudele sentimento della sua nazionalità, che la faceva rimanere là, dinanzi a suo marito, quasi senza alzare in faccia a lui gli occhi pieni di lacrime. Dopo un silenzio terribile nella sua profondità, essa si azzardò finalmente a dire:

— Quando ci rivedremo, Carlo?

— Forse mai più! — fu la risposta del Re. Essa, colpita al cuore, svenne, e non lo vide partire; e come le aveva detto, non lo vide più!

Allorquando dopo l’abdicazione, esule volontario partì pel Portogallo, neppure le scrisse; ed essa pianse, non la corona, che non le aveva dato che lacrime, ma l’oblio di lui!

Pochi giorni appresso essa scriveva in questi termini a persona intima: «Non posso applicarmi a nulla, la mia mente vi si rifiuta, il mio cuore è sì ridondante di affanno e come aggruppato! Ah, la determinazione presa da mio marito m’ha straziata, e tuttora mi strazia fieramente. Abbandonarci così! Ah, m’avesse almeno concesso di seguirlo! Allora sarei stata felice di accompagnarlo io sola ai confini del