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que però anche la riconciliazione di Carlo Felice col suo erede, il quale, per riabilitarsi, aveva chiesto ed ottenuto di andare a combattere in Spagna. La Principessa rimase per allora in Firenze coi bambini, e delle cure per essi, e della loro prima educazione fece la sua gioia.

Al Trocadero il principe di Carignano rivendicò la sua fama in faccia a tutto il mondo. Dalla Spagna, terminata la guerra, passò a Parigi, e trattenutosi ivi alquanto, andò poi a Torino il 2 febbraio 1824, ove il Re lo presentò ai suoi popoli come erede presuntivo della corona, e lo invitò a tornare ad abitare colà insieme alla famiglia. Maria Teresa coi bambini era allora a Pisa, e un poco per l’inaspettata morte del Granduca avvenuta in quell’anno, un poco per altro, la famiglia di Carignano non si stabilì di nuovo definitivamente a Racconigi che nel maggio dell’anno successivo. Qui l’affetto della timida e soave sposa, fece che il suo eroe trovasse in un luogo appartato e bene scelto di quel delizioso parco, un obelisco in suo onore, con questa iscrizione semplice e affettuosa:

ALLO SPOSO AMATO

Maria Teresa


Carlo Alberto non mancava di cuore, ma di espansione, di sensibilità affettiva, e ciò era il tormento suo e della famiglia, senza che alcuno vi avesse particolarmente colpa. Maria Teresa, oramai donna e madre, e per conseguenza meno impacciata che nei primi anni della loro unione, talora dolcemente lo rimproverava.