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viaggio, che il Re, forse sobillato colà, lo accusava di ribellione, e lo avrebbe ricevuto malissimo, decise andare a Firenze, dove arrivò la notte dal 1° al 2 aprile 1821, freddamente accolto dal suocero, e d’onde subito mandò a prendere la moglie col bambino a Nizza.

Il viaggio per mare fino a Livorno fu addirittura disastroso per Maria Teresa, avendo essa voluto compierlo ad ogni costo subito, e costretta a contentarsi di una barca mercantile, la sua vita e quella del bambino corsero serio pericolo, minacciati di naufragio, di notte, col mare in tempesta e il lume spento, tanto che la balia nel momento più terribile svenne per la paura!

Al rivedere la figliuola esiliata, il Granduca Ferdinando, più addolorato di quanto voleva parere, si smosse da quella freddezza che aveva prima assunta col genero, e assegnò loro come soggiorno la villa del Poggio Imperiale. E soltanto quei vasti saloni, quei cortili, quei corridoi, quelle terrazze, potrebbero ridire l’angoscia di Maria Teresa in quei primi mesi di esilio, amareggiati più ancora a lei dallo stato d’animo del marito! Per essa, carattere mite e dolce, che non si estrinsecava a parole, la persistente sventura aveva il potere di annichilirla; e tale infatti ella appariva colà, sempre silenziosa, sempre triste e dimessa.

Chi di voi, signore e signori, non ne ha letta ha descrizione, o visitata la splendida villa, ora Collegio o Istituto Reale della SS. Annunziata? E’ certo dunque che nessuno di voi ignora la iscrizione ivi posta a ricordo del pericolo corso da Vittorio Emanuele II