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cristina albertina di curlandia 389

sposta di un figlio che lei ben conosceva, e che molto le rassomigliava in certe stranezze di carattere, la misero in pace su tale proposito; e senza più pensarvi sopra lo rivide poi con viva gioia allorché, sapendola ammalata, ei si recò, poco dopo il suo matrimonio con Maria Teresa di Toscana, solo, a Dresda, per visitarla.

Ristabilita in salute, assodata la sua fortuna, e regolata la sua posizione, la principessa di Carignano pensò allora al collocamento di sua figlia, che non aveva, in proposito, le idee assolutorie del fratello. Elisabetta era bellissima come la nonna materna, soltanto era troppo alta per una donna, ma aveva un magnifico personale. Non era però cosa facile trovare per questa fanciulla un marito che avesse i voti di tutti i parenti, e tutte le prerogative da essi richieste. Albertina aveva posto un occhio soltanto sull’arciduca Ranieri, Viceré di Lombardia, quando Elisabetta venne chiesta direttamente dal Re di Wurtemberg. Il cuore di Cristina Albertina esultò a tale alto collocamento che si presentava alla figlia, ma il matrimonio spiaceva a Torino perchè lo sposo era protestante, spiaceva a Vienna perchè esso era parente della Casa di Russia, di cui non si voleva l’influenza in Italia, e si favorì invece quello coll’Arciduca, inviso alle popolazioni italiane e specialmente manipolato dall’Austria, con la quale Vittorio Emanuele I era imparentato. E ciò con gran dolore e stizza di Cristina Albertina, e con ripugnanza assoluta di Carlo Alberto.

La cerimonia ebbe luogo a Praga, presente l’Impe-