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cristina albertina di curlandia | 381 |
tadella di Torino. Egli dicevasi impensierito per la sorte del Re, e ripeteva che unica via di salute era oramai l’abdicazione. E questi discorsi gli faceva più particolarmente a Cristina Albertina, la quale col suo fino accorgimento gli riconosceva in parte giusti, ma in parte la sgomentavano, essendo essa affezionatissima alla famiglia.
Sicché quando la mattina del 6 dicembre essa ricevè, per mezzo di un fìdatissimo del Cicognara stesso, un biglietto in cui intimavasi a Carlo Emanuele IV, in nome della Francia, di abdicare senza più, o sarebbe trucidato con tutta la famiglia, promettendosi a lei ogni vantaggio, se avesse procurato di condurlo a quell’atto, indignata dall’ingiuriosa proposta, e presa da terrore per le minaccie, senza stare troppo a riflettere, così in abito succinto come era, ed a piedi, corse al palazzo Reale e lo mostrò al Re, riunito in quel momento a Consiglio privato. Fattane lettura, si deliberò di non cedere alle minaccie, fino a che il resistere non fosse impossibile, e intanto la condotta della principessa fu disapprovata.
Pur troppo la vecchia monarchia Sabauda rantolava sotto i colpi sanguinosi della rivoluzione; ma come la fenice che rinasce dalle sue ceneri, mentre Carlo Emanuele IV vedeva sfuggirsi il potere, e nel dicembre 1798 era costretto ad abdicare, era già nato colui nel quale doveva trasfondersi rinnovellata l’anima della vecchia dinastia, e perpetuarne il genio avventuroso. Carlo Alberto, il primogenito di Carlo Ema-