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onta di ciò, la famiglia, seguendo le opinioni del Re, non volle riconoscere quella unione, neppure quando Carlo Cristiano, spogliato dalla Russia del suo ducato, tornò a vivere a Dresda colla moglie e la fìgliuoletta.

Nel 1796, alla distanza di un mese e mezzo fra loro, Cristina Albertina perde prima la madre indi il padre; e rimasta orfana fu chiesto invano per lei all’Elettore che la riconoscesse come appartenente alla famiglia. Come l’Elettore, tutta la famiglia di Sassonia continuò a considerarla quale un’estranea, ad eccezione di sua zia, la principessa Elisabetta, che a dispetto dell’etichetta e di tutte le formalità della Corte, corse presso la fanciulla, appena la seppe orfana, se la prese a cuore, volle rimpiazzare presso di lei i genitori, e seco la condusse per qualche tempo nella sua villa di Sabletiz. Tranne però lei, niuno mai l’avvicinò dei suoi, mai fu invitata a Corte, mai né l’Elettore né l’Elettrice vollero vederla; così visse addirittura da privata, nel suo palazzo solitario, con un’aia ed una dama di compagnia, lontana dal concorso e dalle distrazioni di società, facendo della lettura la sua passione, e dei libri la sua compagnia e la sua delizia. Tutto ciò produsse in essa l’effetto naturale a tutti coloro che guardano le cose ed il mondo attraverso i libri, quello cioè di crearsi un mondo tutto ideale, ed in quello concentrarsi esclusivamente, con pericolo, scendendo nel reale, di non raccapezzarsi e di commettere errori madornali ad ogni passo. Ma