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colezza, ma fa molte elemosine.» — E quando si trattò di ammogliare il suo figlio di adozione, non solo non gli propose o fece proporre nessuna delle sue figlie, che del resto allora erano bambine, ma consigliò di lasciarlo libero nella scelta, dopo la quale scrisse in proposito a Carlo Felice: «Per me desidero che esso riesca — il matrimonio — perchè sarà una fortuna per lui e per la nostra famiglia; ma ringrazio Dio di non doverci contribuire, perchè tranne nel caso che sia una creatura leggerissima, non posso credere che la sposa sarà molto felice, malgrado sia convinta che il principe non sarà mai vizioso né disonesto.»

Maria Teresa era colta e seria, e conoscendo il Principe di Carignano fino nelle ossa, sovente s’intratteneva con lui, dimostrandogli questa sua penetrazione, della qual cosa egli sorrideva, come colui che si sente compreso. — Quando egli partì per Firenze e Roma, onde conoscere tutti i membri della sua famiglia, e l’arciduchessa di Toscana sua futura, la Regina, che l’aveva anche munito di una lettera per Carlo Felice, scriveva particolarmente a quest’ultimo: «Il Principe di Carignano è partito ieri mattina per Firenze e Roma; era tutto commosso e pieno di timore di non piacere (sola cosa che resti a vedere). Se sarà come era ieri, piacerà senza dubbio, ma se avrà il suo spleen, non piacerà davvero, e l’ho consigliato, nel caso, di non mostrarsi prima che sia passato.»

Ella desiderò vivamente, appena concluso il matri-