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E quando nella Messa solenne del perdono, allorchè Gregorio divise l’ostia, e dopo averne inghiottita la metà, dichiarando di essere innocente dalle accuse mossegli, e chiedendo a Dio la morte immediata s’egli mentiva, essa vide il marito arrossire, e rifiutare la prova dell’altra metà?

E all’udire le risa sprezzanti e i motteggi con cui egli fu accolto, all’uscita, dai suoi?

Povera donna! Essa ritornò pochi giorni appresso col marito in Germania, ove altri dolori l’attendevano.

La condotta di Arrigo non aveva incontrato la soddisfazione dei suoi. Tutti esclamarono che egli si era coperto d’obbrobrio, troppo umiliandosi al Papa; che col suo vile contegno aveva compromesso la dignità della Chiesa e il prestigio dell’Impero, e che aveva per sempre disonorato il suo nome. Pur troppo il rimedio era stato peggiore del male!

Tutti coloro che fin lì l’avevano sostenuto, vista l’ultima infelice prova, gli volsero le spalle, e gli misero innanzi un rivale in Rodolfo di Svevia, che da lungo tempo gli contrastava la porpora imperiale, nominandolo Imperatore a sua volta. Arrigo era perduto senza speranza di scampo! Così la pensava la infelice sua sposa, ora madre, a breve intervallo, di due bambini, ed angustiata nel vedere che la sorgente maggiore dei suoi mali le veniva dal marito di quell’Adelaide, colla quale aveva diviso gli spassi della fanciullezza e le carezze dei genitori.

Intanto Arrigo lottava senza posa contro Rodolfo,