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maria clotilde di borbone | 347 |
A Voghera la tempra di Maria Clotilde cede alla febbre, che l’assalì fortissima, seguita da un’eruzione che le coprì tutta la persona, e che, costretta a trascurarla, e a proseguire nella via dell’esilio in quella rigidissima stagione, doveva riuscirle fatale. A Stradella l’eruzione, presentatasi dapprima benigna, rientrò, e da quell’istante la Regina fu colpita da una tosse che contribuì più di qualunque altra cosa a precipitare la sua salute, senza che dalla sua bocca uscisse mai un lamento o una mormorazione.
La malattia di Maria Clotilde, e il rigor dell’inverno, costrinsero il reale corteggio a fermarsi per qualche giorno al Colorno, villeggiatura della Corte parmense. Di qui il re inviò al governatore di Sardegna l’ordine di colà annunziare il suo arrivo; e separatisi quindi da una parte del seguito, in forza della legge che colpiva gli emigrati, gli esuli regali proseguivano per Toscana, e furono ricevuti a Firenze da Ferdinando III di Lorena con segni di amicizia ed interessamento, ed alloggiati principescamente nella villa del Poggio Imperiale.
Ivi Carlo Emanuele si prefiggeva soggiornare a lungo per ristabilire la sua salute e quella della Regina, ma l’orizzonte politico annuvolandosi sempre più, lo costrinse a desistere dal suo progetto. Sicché, appena appagato l’ardente desiderio suo e della moglie, di ossequiare nella vicina Certosa Pio VI, esule come essi, nella tarda età di ottantadue anni, e ricevutine conforti di parole e benedizioni, seguì il consi-