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maria clotilde di borbone 345

egli fu colpito da un attacco del suo solito male, e stette fuori di se alcune ore. La Regina invece, che durante l’assedio aveva udito rimbombare dalla cittadella le cannonate che festeggiavano l’anniversario della morte di suo fratello, non perde mai la sua angelica serenità d’animo. Vittorio Emanuele duca d’Aosta, invece, voleva resistere, ma il Re gliene dimostrò l’inutilità; e dopo aver pubblicate in una dichiarazione le prove della sua innocenza, che dovevano accompagnare, per i posteri, la memoria della sua caduta, firmò, astrettovi dalle minacce dell’inviato francese, un atto di rinuncia per se e per i suoi, i cui articoli furono dibattuti per nove ore. Finalmente alle due dopo la mezzanotte del dì 8 settembre 1798, piegandosi Clausel alle istanze del Re e della Regina, che rifiutavansi di consegnare il duca d’Aosta alla repubblica, contentandosi che esso, come erede della corona, confermasse le stipulazioni accordate, si venne alla conclusione. Subito dopo il Re si dispose ad uscire dal palazzo dei suoi avi, per ritirarsi colla famiglia nell’isola di Sardegna, che sola gli rimaneva.

Ma la di lui salute, naturalmente delicata, era tanto scossa in quei momenti supremi, che tutto il da farsi rimetteva alla moglie, la quale, anche in questa circostanza, lo sostenne con la sua fede.

— Rivolgetevi alla Regina — diceva ad ogni richiesta — io non posso far di meglio che di rimettermi a lei, che è illuminata e sostenuta dal cielo.

Così ella dovè sostenere anche tutte le fatiche della