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Invano l’Imperatrice Agnese, dal suo ritiro, pianse ed implorò perchè egli non volesse disonorarsi con quell’atto; invano i cortigiani, allibiti per tanta audacia, lo consigliarono a desistere; invano la famiglia della sposa oltraggiata lo minacciò; egli pertinace insistè, e fece adunare un Concilio a Magonza per discutere la sua domanda.

Solo la povera Berta, impavida dinanzi all’atroce sventura, non strepitò, non mosse un lamento. Ferita in quanto ha di più caro una donna, si ritrasse piangendo nell’Abbazia reale di Lorscheim, e lì in preghiere attese il decidersi della sua sorte.

Il Papa, già irritato contro Arrigo per tanti eccessi, e per gli insulti che ripetutamente ne aveva ricevuto, si fece rappresentare al Concilio da San Pier Damiano, con ordini negativi. E questi, con la sua ispirata eloquenza, col semplice e commovente argomentare, convinse tutti in favore di Berta, ed Arrigo fu completamente schiacciato. Allora i Grandi stessi dell’Impero gli si fecero intorno, e lo supplicarono a desistere dalla pazza impresa. Egli, rabbioso e fremente, disse loro:

— Siete tutti voi che lo volete? È proprio questo il vostro consiglio? Ebbene sopporterò anche questo dolore; resisterò, mi farò violenza, e porterò, come mi sarà possibile, la croce di cui non mi è concesso liberarmi.

E con l’ira nel cuore, invitò la povera Berta a tornare a dividere seco lui gli onori del trono; e intanto,