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giuseppina teresa di lorena armagnac | 329 |
Emanuele, non aveva che dieci anni, essa non ebbe da allora altro scopo all’esistenza, che formare l’educazione e la felicità di questo figlio idolatrato. E seguendo le idee innovatrici spuntate con la guerra di America, scandalizzò addirittura la Corte conservatrice di Torino, col mandare il fanciullo, un principe del sangue, in collegio come un semplice mortale, scegliendo a tale uopo il collegio francese di Sorèze in Linguadoca, allora molto in voga. Qui il giovinetto s’imbevve delle nuove dottrine che vi si insegnavano, le riportò in patria, e in esse rimase saldo, quasi antesignano della sua Casa, sebbene la sua breve vita non gli offrisse agio di tutte metterle in atto.
Giuseppina, anima candida e soave, sebbene si compiacesse della vita letteraria e della libertà tranquilla, nei giorni della sventura per il Piemonte, vi tornò e vi rimase, partecipando alla desolazione della famiglia e ai dolori del popolo, tanto che una volta per far cuore ad un soldato ferito che doveva farsi amputare un braccio, si profferse lei a sorreggerlo, e lo fece con tanta fermezza, con tanta amabilità, che il poveretto, commosso, lasciò fare senza emettere neppure un grido di soffocato dolore. Allorché la sorte incrudelì sopra Luigi XVI e Maria Antonietta, essa sparse per essi molte lacrime, e nelle sue lettere, che se si potessero ritrovare tutte e riunire in volume sarebbero interessantissime, ne raccomandava la memoria ad un illustre e sensibile scrittore. Maria Clotilde non ebbe amica più pietosa, ne più atta a comprenderne lo strazio, al