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asilo di pace, ove il Duca tanto e sì spesso erasi compiaciuto di soggiornare, vendendo intanto all’asta il malaugurato possesso di Luciennes, fra le cui mura era morto l’ultimo rampollo della famiglia.

Ma a diciotto anni il dolore non è, ne può essere, inconsolabile, e Maria di Lamballe, come fu chiamata, allegra per natura quanto amorosa, finì per riprendere il suo buon umore, e sotto le folte ombre del parco di Rambouillet tornò a risuonare il riso di lei, argentino e squillante, unito a quello della giovine cognata. Il buon Duca, severo e pio soltanto per se stesso, pensando che sua figlia, presto o tardi doveva collocarsi, e confortato dalla promessa della nuora che non sarebbe perciò rimasto solo al mondo, giacché essa non lo avrebbe mai lasciato, pensò di non rendere a quella cara e giovane esistenza troppo grave il dolore che si imponeva, e comprò a Passy, a due passi da Parigi, una nuova residenza, ove le due signore potessero trovarsi con più comodo in una società distinta, e innocentemente divertirsi.

E la Principessa di Lamballe, che tanto presto doveva diventare il tipo della malinconia, a causa dei dolori e delle malattie che le sovrastarono, non era allora mesta che a fugaci intervalli, e si abbandonava con slancio infantile al ballo e al riso, tanto che il buon Duca soleva spesso domandarle:

— Maria, pazzerella, quante quadriglie hai ballato oggi?

Intanto il 24 giugno 1768, era morta Maria Lec-