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Questo avvenimento, riassunto in una bella epigrafe latina, che Susa conserva nell’atrio superiore del palazzo comunale, ma che al momento era stata scolpita nella pietra al sommo di una porta della città, aveva recato la notizia e la speranza nel regno. Il matrimonio, celebrato a Madrid per procura, era stato confermato il 31 maggio 1750 in Oulx, e Vittorio Amedeo III e Maria Antonietta Ferdinanda furono ivi benedetti dal Cardinale delle Lancie nella Prepositura Ulciese, e, secondo si crede, sotto gli ombrosi rami del tiglio secolare, ornamento del piazzale della or deserta Pieve di S. Lorenzo, di fianco alla croce di pietra, sotto cui la tradizione popolare crede sepolte le ossa dei martiri. Un’altra iscrizione, al sommo della porta di Oulx, ricorda l’avvenimento, e la chiesa parocchiale, memore pur essa, fa mostra anche oggidì dei ricchi paramenti donati dagli sposi, e che servirono alla cerimonia.

Tutti questi dettagli, che ci dà il Regaldi nella sua Dora, io non li ho ripetuti qui se non per meglio delineare l’epoca in cui ebbero luogo, e vedere in quale ambiente di felicità e di pace nacque la donna a cui tutto pareva sorridere nel mondo, e che ebbe invece la sorte più terribile di tutte quelle della sua Casa.

La Corte, sotto il regno di Carlo Emanuele III, si era fatta gaia e pomposa; e ben vi era stata accolta e festeggiata Cristina Enrichetta di Hesse Rhinfelds (sorella della seconda moglie del Re), venuta ivi sposa a Luigi Vittorio di Savoia Carignano.