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adelaide di susa | 9 |
intime e famigliari. Quando ne era il caso, castigava con mano grave e ferma anche Vescovi e Grandi (ed Asti ce ne potrebbe dir qualche cosa), e all’occasione premiava largamente le nobili imprese. Preveniva i nemici, difendeva con le armi la patria e gli oppressi. Piacevasi delle arti gentili e le incoraggiava, e i trovatori e i menestrelli erano sempre bene accolti nella sua dimora, ma voleva che i loro canti incitassero sempre al valore, alla religione, alla pietà.
Vedova e reggente, divenne austera per sè stessa e per gli altri. Vedendo lo strazio che si faceva delle cose sacre e della religione, intraprese per la prima quella riforma salutare che doveva poi condurre gli Stati e la Chiesa a più cristiani ordinamenti. Volle pure che la donna cessasse dall’avvilire sè stessa e la propria famiglia col trarre potenza dalla libidine nazionale e straniera, come pur troppo fin allora apertamente si concedeva; e fu la prima a prestar mano alla fondazione di chiostri e di monasteri, che dovevano poi raccogliere e trasmetterci tanto tesoro di studî, di storia e di memorie.
Così essa divenne l’idolo degli italiani, e tutti volgevano gli occhi su lei come alla stella polare che doveva guidarli, e la chiamavano generalmente, la Marchesana delle Alpi Cozie, la Marchesa degli Italiani. Ma non per questo essa s’insuperbì, nè cessò dal bene operare; ed una volta, a San Pier Damiano, che ripetutamente intesseva il di lei elogio, essa con naturalezza rispose: