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274 | le donne di casa savoia |
a mio figlio le sue liberalità, dandogli così il mezzo di mantenere un maggior numero di soldati.
A tal rimprovero indiretto, che però non mancava di grandezza, e che rimetteva al suo posto di alleato volontario, e di sovrano indipendente, il Duca di Savoia, il quale poteva accettare senza vergogna un pubblico sussidio per l’interesse comune delle due nazioni, fece perdere all’ambasciatore ogni velleità di fare altre proposte neppure ai Ministri.
Ma Vittorio Amedeo si preparava lui alla rivincita. Egli si faceva ogni giorno più uomo, s’ingentiliva, e non era più un orso con le donne. La madre l’opprimeva ancora con mille piccinerie, ed egli, carattere ribelle e punto affettuoso, si vendicava volendo fare a suo modo nelle cose grosse; e così maturò ed eseguì il suo colpo di Stato, che ebbe per risultato la deposizione e l’arresto di Pianesse, il Ministro che aveva sempre assistito nel governo sua madre, e la venuta al potere del conte Druent.
Questo cambiamento era anche un insulto alla Francia, giacché il Pianesse la sosteneva, e trattava ancora, ad insaputa della Duchessa, il matrimonio del suo principe con la nipote di Luigi; ma la Francia, pei suoi fini, finse di non accorgersene.
Quando l’11 gennaio 1683 Vittorio Amedeo si trasferì colla madre da Moncalieri a Torino, per il carnevale, ebbe tale accoglienza dal suo popolo, accompagnata da luminarie e musiche, che spaventò la Duchessa, e a lui rivelò la via che oramai doveva battere.