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cresceva e si rafforzava con la riflessione solitaria, alimentandosi però a spese del cuore. Ben differente in questo da suo padre, che aveva avuto il culto delle affezioni domestiche, Vittorio Amedeo non sentiva per sua madre niente altro che timore, e non aspirava che al giorno in cui avrebbe potuto svincolarsi dalla di lei soggezione e spiegare le ali.

La Duchessa intanto esercitava pacificamente il suo governo, e la di lei Reggenza non accennava ad essere, come quella della suocera, turbata da dissidi domestici. Ancor giovine e bella, e stata atrocemente tenuta a freno dal Duca, una volta padrona di se, dicono che volesse provare la potenza delle sue attrattive; ma gelosissima, si aggiunge, della sua reputazione, se ebbe delle debolezze le seppe dissimulare con la massima cura. Ad ogni modo il suo più gran pensiero era la pubblica opinione, specie quella delle Corti estere, e teneva basso l’ambasciatore di Francia Villars, e l’ambasciatrice, avendo il dubbio che malignamente la spiassero.

Durante questo tempo avvenne un fatto che diè agio a Giovanna di distinguersi e farsi pregiare dai piemontesi e fuori, e di allontanare da se quegli a lei antipatici Villars. Nell’estate 1677, capitò a Torino il celebre musicista Stradella, insieme ad una giovine patrizia veneta, destinata sposa al senatore Contarini, e da esso rapita, perchè innamorati fra loro perdutamente. La Duchessa Giovanna, sensibile alle sventure dei due giovani, e conquisa dal canto dell’artista, li