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nagloriosa all’eccesso, un nonnulla di più o di meno, negli onori che le si rendevano, la riduceva fuori di sé stessa dalla gioia o dalla disperazione». In forza di questo suo carattere, nel primo momento della sua sovranità, ella si diè agli affari con vero slancio, lavorando tutti i giorni cinque o sei ore di seguito.

Carlo Emanuele, comprendendo nella moglie una mente acuta e pieghevole, vedendola mostrarsi amica di poeti e di letterati, compiacendosi in proporre ad essi soggetti di accademie e di dispute, ne aveva indovinate anche le attitudini al governo, tanto che, assunta da lei la Reggenza, governò bene e con onore. Gli storici però sono discordi a giudicarla, e chi la pone al settimo cielo, come il Muratori, chi la demolisce adirittura, come il Corelli e il Rousset. In sostanza, essa fece delle buone cose, e commise degli errori; ma chi non sbaglia quaggiù? Eppoi che esempi aveva avuti ed aveva? — Un grave errore di Giovanna Battista, e che essa pagò in seguito assai caro, fu quello di curarsi poco del figlio e della di lui educazione. Credeva forse imporgli colla soggezione, ed invece se ne alienava l’animo. Tutti i giorni, ad una certa ora, il conte di Monasterol suo governatore, conduceva il fanciullo presso sua madre, alla quale baciava la mano secondo tutte le leggi dell’etichetta, ne ascoltava le osservazioni e le lamentazioni, quindi ritornava nelle sue stanze; e questi erano tutti i rapporti che esistevano fra loro. Così egli cresceva, e la sua intelligenza, lungi dall’intristire nell’indifferenza e nell’isolamento.