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e vivissimi auguri, ebbe luogo l’11maggio, e il 14 maggio dell’anno successivo i Duchi di Savoia avevamo un erede, Vittorio Amedeo II. Essi mantenevano la Corte gaia come ai tempi di Cristina, e Giovanna proseguì a tenervi vivo l’amore alle arti, dando impulso, per sua parte, anche alle lettere, perchè adorna, di carattere elevato e di spirito colto. Ma presto dovè mitigarsi in lei quell’ardore e quel contento che l’aveva invasa al pensiero di divenire Duchessa di Savoia; e non erano ancora spente, si può dire, le faci del suo imeneo, che ebbe a convincersi essere più conveniente per lei di non mostrarsi troppo esigente riguardo alla fedeltà del Duca, che pur l’aveva sposata per amore. Perchè se Giovanna non incontrò i fieri casi matrimoniali della sorella, il marito nondimeno non le risparmiava qualche torto, quantunque non tenesse un harem come Pietro Re di Portogallo, fratello di Alfonso e secondo marito di Elisabetta.

Vittorio Amedeo, l’unico figlio della Duchessa, ebbe un’infanzia molto angustiata dalle malattie, e soltanto nel 1668, in età appena di due anni, ebbe a subirne due fierissime, che resero desolato suo padre, ammalato lui pure di mille malanni dovuti alle sue sregolatezze. Inquieto pel figlio, inquieto di non poter attendere ai lavori da lui iniziati nella sua prediletta Veneria, di cui voleva fare una Fontainebleau italiana, riusciva a tutti fastidiosissimo; e la giovine e bella Duchessa, la favorita di Anna d’Austria, l’amica della signora La Fayette, tanto brillante a Parigi, regnava ora