Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
adelaide di savoia | 247 |
sul ponte che dal palazzo conduceva allora alla chiesa, di soffermarsi a contemplare e a dare un saluto al popolo torinese, da più ore stipato sulla piazza, e così affezionato alla famiglia dei suoi Duchi. Quell’atto gentile toccò il cuore di ognuno; scoppiò un uragano di applausi, e l’eco festosa risuonò nei più intimi recessi dell’antica cattedrale.
Pose termine alla cerimonia un sontuoso pranzo, rallegrato da una lieta poesia del ministro Michelangiolo Golzio.
Siccome il matrimonio non doveva essere consumato tanto presto, stante l’età troppo giovanile degli sposi, terminate le feste e compiuto l’atto della consegna della dote, l’ambasciatore tornò a Monaco, lasciando Adelaide ancora per qualche tempo fra i suoi. In questo intervallo morì l’Elettore; ed assunto al trono il principe Ferdinando, sotto la tutela e la Reggenza della madre, che era sorella dell’Imperatore, la partenza della sposa venne ancora procrastinata. Ma finalmente il conte Lurtz venne a Torino a prenderla, e, dopo altre feste, fu stabilita la partenza pel 12 maggio 1652.
Allorché si vede una giovine principessa partire sposa per lontane regioni, le masse non fanno attenzione che alle feste, alle vesti, alle gemme di cui è circondata, ricoperta, regalata, e forse la invidiano, senza riflettere neppure un poco all’isolamento, al tedio, alle delusioni, ai dolori a cui, molto probabilmente, sarà esposta in un paese tanto dissimile dal suo, con clima,